I ROSSONERI BATTONO 1-0 LA
JUVE GRAZIE A UN DISCUSSO RIGORE DI ROBINHO
E FERMANO LA CORSA DELLA
CAPOLISTA
Ci sono un paio di
aggettivi, sradicati dai nomi di due importanti esponenti appartenenti al campo
musicale e letterario, grazie ai quali è possibile descrivere al meglio il
Milan visto nel match di ieri sera contro la Juve a San Siro.
Partiamo dal Milan Queeniano.
Il riferimento è ovviamente tutt’altro che relativo a ciò che riguarda ambiti
regali e di corte. Stiamo invece parlando di una squadra che ha incarnato al
meglio l’anima musicale del gruppo capace di dominare il panorama del rock (e
non solo) dagli anni ’70 ai ’90. Queen che avevano a capo un inimitabile
leader, Freddie Mercury, impersonificato
nel Milan odierno da Stephan El Shaarawy,
preziosissimo anche ieri: talento da vendere, al quale aggiungiamo
applicazione, sacrificio, duttilità.
Il Milan del “We will rock you” e dell’ “I want it all” lo si è visto nel primo tempo.
Partito forte, con le prime conclusioni firmate da un impeccabile Mattia De Sciglio dopo 4 minuti di gioco e da Kevin-Prince Boateng in contropiede al 15’ , senza lasciare occasioni a
una Juve stordita e aggredita dai rossoneri che, come potrebbe ricordarci il
titolo della seconda canzone menzionata, premono e vogliono il vantaggio.
Raggiunto al 31’ ,
grazie a un calcio di rigore trasformato da Robinho e concesso dall’arbitro Rizzoli per un presunto fallo di
mano di Isla su colpo di testa di Nocerino: il tocco con il braccio
sembra inesistente ma il difensore cileno paga un gesto scomposto e troppo
rischioso in area di rigore.
La reazione dei bianconeri
non c’è, le occasioni sono pari a zero. E la squadra di Allegri chiude senza
patemi la prima frazione di gioco avanti di un gol.
“We will rock you” e “I want it all”, dicevamo in precedenza. Risultato: Juve scossa dalla veemenza del Milan e
agognato vantaggio conquistato dai rossoneri. Per chi mastica un minimo di
inglese, capire i collegamenti con i titoli delle due canzoni non è certamente
un’impresa impossibile.
Nel secondo tempo, lo stile Queeniano si fa da parte, lasciando il
campo a un Milan Alfieriano. Una squadra che evita distrazioni fatali, mantiene
la concentrazione e si copre maggiormente, con il chiaro intento di difendere
il vantaggio acquisito. Proprio come Vittorio Alfieri, noto esponente della letteratura italiana, che
nella Lettera responsiva a Ranieri de’
Casalbigi racconta di essersi fatto legare ad una sedia per non farsi distrarre
dallo studio e di essersi fatto rasare i capelli solo su una metà della testa
per impedirgli, grazie al suo impresentabile aspetto, di uscire di casa e di
allontanarsi da ciò su cui era concentrato.
Ecco perché abbiamo visto un
Milan Alfieriano: un Milan più
chiuso, che evita di scoprirsi troppo, meno bello rispetto al primo tempo ma in
grado, grazie a una grande forza di volontà, di portare a casa il risultato.
Esattamente come la storia del drammaturgo di Asti, preso nello sforzo, poi
rivelatosi vincente, di diventare un autore tragico.
“Volli, sempre volli, fortissimamente volli..(i 3 punti)”. Ecco il
motto vincente che ha accomunato il Milan e Vittorio Alfieri nella serata di
ieri. Senza dimenticare l’impatto rock stile Queen del primo tempo (che ha
scosso finalmente anche Nigel De Jong,
solida diga a centrocampo) e la pennellata d’arte di un Caravaggio, ovvero Riccardo
Montolivo, che investito del ruolo di capitano ha sfoderato l’ennesima
grande prestazione.
Contro la Juve si è rivisto il Milan
dei guerrieri,dei lottatori, il Milan che i tifosi amano vedere. E perché
questa squadra possa sempre fornire prestazioni simili, i Queen, dandoci un
ulteriore aiuto, lanciano agli uomini di Allegri un ultimo appello: “Don’t stop (me) now”, because “The show must go on”…….
Simone Nobilini
(@SimoNobilini)
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